Medici senza frontiere: Mostra Fotografica Volti di donne dalle crisi umanitarie
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Medici senza Frontiere presentano: Passate collaborazioni dei Giardini Ravino con MSF:
La mostra Fotografica
Volti di donne dalle crisi umanitarie dal 18 Luglio 2010
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Volti di donne dalle crisi umanitarie
La mostra fotografica
dal 18 Luglio

I volti delle donne dalle crisi umanitarie: donne protagoniste, motore trainante delle famiglie in tutto il mondo e al tempo stesso estremamente vulnerabili e costantemente sotto la minaccia di violenze. (Foto di Jodi Bieber, Jonathan Boulet, Filip Claus, Cédric Gerbehaye, Ron Haviv, Benedicte Kurzen, Didier Lefevre, Fiona Lloyd Davies, Paolo Pellegrin, Pim Ras, Clement Saccomani, Sebastiao Salgado, Sven Torfinn, Petterik Wiggers)

ischia msf il corpo non dimentica

Introduzione
Somalia, Zimbabwe, Myanmar, Congo orientale, Etiopia, Pakistan, Sudan e Iraq, ma anche malnutrizione infantile e tubercolosi: sono queste le dieci grandi crisi umanitarie dimenticate del 2008. Dopo la presentazione del quinto “Rapporto sulle crisi dimenticate”, realizzato in collaborazione con l'osservatorio di Pavia, che denuncia la tendenza dei mezzi di informazione italiani a trascurare alcune gravi crisi umanitarie diffuse a livello mondiale, nel marzo di quest'anno MSF ha lanciato la campagna di sensibilizzazione “Adotta una crisi dimenticata”, invitando i media a impegnarsi in una maggiore divulgazione delle notizie sulle crisi.
In quest'iniziativa, MSF ha scelto di coinvolgere IED Milano, invitando gli studenti della Scuole IED Arti Visive e IED Comunicazione a sviluppare dei progetti di fotografia, foto editing e una campagna di comunicazione a supporto del progetto. Risultato della collaborazione sono tre mostre fotografiche: “Tubercolosi: nuovi volti di una vecchia malattia”, “Volti di donne dalle crisi umanitarie” e “Galleria di ritratti”.

 

Volti di donne dalle crisi umanitarie
Progetto realizzato da MSF e dall’Istituto Europeo di Design (IED) – Sezione Arti Visive Milano.
Foto di Jodi Bieber, Jonathan Boulet, Filip Claus, Cédric Gerbehaye, Ron Haviv, Benedicte Kurzen, Didier Lefevre, Fiona Lloyd Davies, Paolo Pellegrin, Pim Ras, Clement Saccomani, Sebastiao Salgado, Sven Torfinn, Petterik Wiggers.

Scheda descrittiva
Le donne sono forti. Sono il motore trainante delle famiglie in tutto il mondo e svolgono un ruolo cruciale di supporto durante le crisi umanitarie. Ma le donne sono anche estremamente vulnerabili e costantemente sotto la minaccia di violenze.
Il mancato accesso all'istruzione, la mortalità materna, un maggior rischio di infezione HIV, le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) e le violenze sessuali sono tra i principali fattori di vulnerabilità delle donne in contesti di crisi.
In molti dei suoi progetti, MSF ha sviluppato diversi programmi e attività di assistenza rivolti alle donne tra cui programmi di salute materno - infantile, assistenza ostetrico-chirurgica d'emergenza, assistenza pediatrica, programmi di pianificazione familiare, assistenza medica e psicologica specializzata per le vittime di violenze sessuali e programmi di prevenzione e cura dell'HIV e delle malattie sessualmente trasmissibili.

Tanto forti…


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I ruoli che le donne ricoprono sono tanto diversi e sfaccettati quanto i contesti in cui lavoriamo, tuttavia malgrado siano così essenziali spesso non sono riconosciuti.
Nei paesi in cui operiamo, le donne sono di solito le prime a farsi carico del ruolo umanitario:

esse garantiscono la protezione dei loro figli, li nutrono, li educano e gli forniscono cure mediche portandoli presso strutture sanitarie e supervisionando l'assunzione delle medicine quando i figli sono in casa. Esse svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione della malnutrizione, e salvano i loro malnutriti e agonizzanti figli diventando i loro principali assistenti durante il trattamento.

Per queste ragioni, MSF sta ampliando il ruolo svolto dalle madri nel trattamento decentralizzato di bambini che soffrono di malnutrizione e altre malattie come la tubercolosi.
Perfino in contesti instabili, quando la libertà di movimento e di azione è limitata e la loro stessa sicurezza è minacciata, le donne rimangono le assistenti, le insegnanti, il sostegno economico e le protettrici delle loro famiglie.
MSF ha testimoniato in prima persona la forza delle donne che coprono lunghe distanze e affrontano il pericolo quando la sopravvivenza della loro famiglia e dei loro cari è in gioco. Prendete come esempio le donne del Darfur, che lasciano i campi in cerca di legna per il fuoco sapendo bene che rischiano di essere violentate; o le donne in certe zone della Costa D'Avorio, che continuano a prendersi cura dei loro campi malgrado i continui attacchi. Queste donne semplicemente non hanno altra scelta se vogliono mantenere in vita se stesse e i loro cari.

….quanto vulnerabili

In molti dei paesi in cui MSF lavora, la salute delle donne è messa in pericolo dalla loro condizione sociale e dall'assenza di cure mediche adeguate. Come conseguenza esse subiscono inutilmente gravidanze indesiderate, lesioni fisiche e perfino la morte.
Tutto questo è aggravato durante la guerra. Donne e giovani ragazze diventano spesso potenziali bersagli e vittime di violeza sessuale, con serie conseguenze fisiche e psicologiche. Esse sono facilmente esposte a infezioni sessualmente trasmissibili (STIs) come l'HIV/AIDS successivamente a una relazione sessuale (spesso forzata) con individui appartenenti a gruppi in cui la diffusione di queste malattie è alta (combattenti e militari, per esempio).
Nei campi rifugiati, la mancanza di protezione per le donne le espone regolarmente ad un gran numero di pericoli. Esse devono provvedere alle loro famiglie sebbene siano spesso soggette a estorsioni, furti, vessazioni e stupri. Questo è ben esemplificato in vari campi del Darfur, sia all'interno del paese che dall'altra parte del confine in Ciad.

Per le donne che vivono in certe città o slum, la povertà e l'assenza di una rete sociale protettiva sono spesso sinonomi di insicurezza fisica e psicologica. Queste donne soffrono a causa di sovrapopolamento, inquinamento, alloggi precari e mancanza di acqua, fognature e elettricità.

In molte aree rurali, la bassa condizione sociale e le povere condizioni di vita delle donne mettono direttamente in pericolo la loro salute. Per esempio nella regione di Asmat nella West Papua, alle donne non è mai permesso di smettere di lavorare nemmeno quando sono malate o incinte.

"Queste donne camminano per lunghe distanze attraverso una fitta foresta in cerca di cibo e di legna per il fuoco", spiega Marina Mancinelli, Coordinatrice MSF per la promozione della salute della regione. "La tradizione e la cultura costringono le donne a lavorare in questo modo dal principio alla fine della loro gravidanza, fino al momento in cui hanno le doglie. Esse sono spesso picchiate se non adempiono a questi compiti. A volte la loro sofferenza è comparabile a quella delle donne nelle zone di conflitto."

A volte le donne sono vittime di una violenza culturalmente accettata, come le mutilazioni genitali femminili, che può anche condurre alla morte o alla disabilità.

 

 

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